- PERCORSO GRANDE GUERRA 3
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- Matassone e i depositi d'acqua
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- L'esercito austroungarico, al fine di presidiare efficacemente la Vallarsa dalla posssibile invasione italiana proveniente dal Passo Pian delle Fugazze costrui', anche se non ultimati poi, i due forti Werk Valmorbia e Matassone, dotandone i dintorni con trinceramenti che nel caso di Matassone arrivavano sul Doss del Zatter, alle spalle dell'abitato sulle propaggini dello Zugna. Il colle si presenta interessante dal punto di vista bellico, in quanto sul pianoro di sommita' correva la trincea che, originata in prossimita' delle case del paese, si sarebbe dovuta collegare in alto con il previsto Forte A.U. sullo Zugna. L'avanzata italiana, gia' nel corso del giugno 1915 occupo' l'area, ma trovandosi in quel momento nelle retrovie in quanto l'esercito italiano stanziava alle Porte di Rovereto, non proseguì alcun lavoro sul Forte. Dopo un breve periodo ancora in mani A.U. l’esercito italiano riconquistò tutta l'area, attaccando il Forte dall’alto del colle. Iniziarono cosi' i lavori di armamento e presidio da parte italiana; sul Doss del Zatter si insedio' un Comando di Battaglione, venne ricavata in caverna una grande vasca (foto 2) per l'acqua (dotandola, in maniera ingegnosa, di flussi d'aria tendenti al mantenimento di un’ ideale temperatura dell'acqua), la costruzione di un fortino-spia con mitragliatrice e, piu' in alto, con la collocazione di un proiettore incavernato da 75 cm di diametro. La postazione proiettore (foto 3) era dotata di rotaie, in modo tale da permettere il facile spostamento del fascio luminoso che, attraverso tre aperture in roccia che guardavano al crinale Spil-Corno-Sogi, consentiva l'esplorazione notturna della linea A.U. sulla sponda opposta. Contestualmente la linea trincerata che scendeva dallo Zugna veniva potenziata e armata in modo tale da essere ancora oggi conosciuta come il “Trincerone” dagli abitanti del luogo. In prossimita' delle case a sud dell'abitato, l'esercito realizzo’ due piattaforme per cannoni di piccolo calibro ed una grande caverna a ridosso dell'attuale S.P. 89, mentre tutta l'area attorno al Forte venne trincerata, dotandola di grandi caverne che nelle finalita' avrebbero reso inespugnabile il dosso del Forte, nel caso in cui l'esercito imperiale avesse sfondato la linea italiana sul Dosso Oveche. Il Forte rimase in mani italiane fino al termine della guerra. Sul tratto del Trincerone che scende dal Doss del Zatter, in un piccolo slargo, si intravvedono i resti dell'imbocco di una galleria, ora franata, ove era probabilmente dislocata l'infermeria. Nelle sue vicinanze, a cura di alcuni abitanti del luogo, fu raccolto e portato in paese, nel dopoguerra, un proiettile inesploso da 420 mm denominato La Berta, reso successivamente inoffensivo dagli artificieri incaricati.
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